Andare oltre la visione riduzionistica dell’uomo: economia e fraternità

Nel contesto attuale, l’economia è spesso percepita come una realtà distante dai valori umani e spirituali. In questo scenario, la nozione di fraternità emerge come rivoluzionaria, capace di ridefinire il paradigma economico contemporaneo. Il concetto di fraternità, centrale nella dottrina sociale della Chiesa, non è semplicemente un ideale morale, ma una categoria fondamentale che può e deve influenzare anche il mondo dell’economia. Papa Francesco, nell’enciclica Fratelli tutti, invita a «sognare come un’unica umanità» (n. 8), un sogno che si concretizza anche nell’ambito economico attraverso la costruzione di un’economia capace di coniugare l’efficienza con l’equità, il profitto con la solidarietà. Il termine fraternità, derivato dal latino fraternitas, esprime una relazione di mutua appartenenza e solidarietà tra fratelli. Questo concetto, se traslato nell’ambito economico, pone l’accento su una visione dell’economia come rete di relazioni umane, piuttosto che come mero scambio di beni o servizi. La dottrina sociale della Chiesa ha ripetutamente sottolineato l’importanza della fraternità nel contesto economico. Già nell’enciclica Caritas in Veritate (2009), Benedetto XVI evidenziava la necessità di una “economia che abbia come scopo il bene comune”, affermando che “la solidarietà senza fraternità può essere strumentalizzata a fini politici o economici” (n. 38).

La fraternità, dunque, si traduce in un modello economico che supera la logica individualistica e competitiva, promuovendo invece la cooperazione e la mutualità. Questo modello si avvicina all’idea di “economia civile”, una tradizione italiana che risale ai pensatori dell’Illuminismo, come Antonio Genovesi, e che si fonda su tre principi fondamentali: la reciprocità, la fiducia e la solidarietà. Questi principi, sebbene possano apparire utopici nel contesto di un’economia globalizzata e competitiva, rappresentano una via percorribile per costruire un sistema economico più giusto e sostenibile.

A livello teorico, la fraternità in economia si oppone alla visione riduzionista dell’homo oeconomicus, un individuo motivato esclusivamente dall’utile personale. Amartya Sen, premio Nobel per l’economia, ha criticato questa visione, proponendo invece un modello che tiene conto della dimensione etica e sociale della persona. Secondo Sen, l’economia deve riconoscere che gli esseri umani non sono solo consumatori o produttori, ma persone con valori, relazioni e aspirazioni che vanno oltre il mero calcolo utilitaristico.

La fraternità, quindi, potrebbe accordarsi con un paradigma economico basato sulla “cura” e la “sostenibilità integrale”. Questo concetto è stato sviluppato da vari studiosi e recentemente ribadito da Papa Francesco nell’enciclica Laudato Si’, dove l’economia è chiamata a prendersi cura della casa comune, rispettando i limiti del pianeta e garantendo la giustizia sociale. Un’economia fraterna è un’economia che mette al centro la persona, le relazioni e il bene comune, evitando le disuguaglianze e promuovendo uno sviluppo sostenibile.Il paradigma della fraternità si oppone alla logica del profitto fine a sé stesso, proponendo invece un’economia che integri concetti come quelli del “dono” e della “gratuità”. Questo non significa rifiutare il profitto, ma riconoscerne il ruolo all’interno di un quadro più ampio di valori che include la giustizia, la solidarietà e la cura dell’altro. Si tratta di riconoscere l’esistenza di una dimensione di gratuità anche nelle relazioni economiche, non come una forma di carità, ma come un elemento essenziale per costruire un’economia umana, capace di generare valore non solo materiale, ma anche sociale e spirituale. La fraternità in ambito economico non è solo un ideale, ma una necessità per rispondere alle sfide del nostro tempo. Un’economia che ignora la fraternità rischia di generare divisioni e conflitti, mentre un’economia che la abbraccia può diventare uno strumento di pace e di giustizia. Come afferma Papa Francesco, «non ci sarà pace senza un’economia più giusta» (Fratelli tutti, n. 194). È quindi anche compito della Chiesa promuovere un’economia che sappia integrare la dimensione fraterna, costruendo ponti di solidarietà e comunione, in linea con la visione cristiana dell’uomo e della società.



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