Il “grande tema”: lavoro e fraternità alle soglie di un nuovo mondo

Il filo rosso che ha attraversato tutto il percorso dell’insegnamento sociale della Chiesa si chiama lavoro. Non si sottrae all’importanza della questione neppure l’enciclica Fratelli tutti, pubblicata nell’ottobre 2020. Un diamante incastonato nel gioiello è il n.162, che affronta il lavoro, definito “il grande tema”. La riflessione parte da una considerazione elementare: il lavoro fa germogliare i semi che Dio ha seminato nella vita di ciascuno, «le sue capacità, la sua iniziativa, le sue forze. Questo è il miglior aiuto per un povero, la via migliore verso un’esistenza dignitosa».

In sostanza, il lavoro consente la fioritura della persona, chiunque essa sia. La fraternità non si nutre di una solidarietà assistenziale e sostitutiva, ma della consapevolezza che tutti hanno qualcosa da offrire agli altri grazie all’attività lavorativa quotidiana. Da qui la conseguenza: l’aiuto del bisognoso ha senso nella misura in cui rimane un “rimedio provvisorio” emergenziale, ma l’obiettivo finale è quello di ridare dignità al povero mediante il lavoro. Creare posti di lavoro è carità fraterna.

L’articolo 1 della Costituzione italiana ricorda che la nostra Repubblica è fondata sul lavoro. Elementare verità, purtroppo spesso disattesa dal modello economico mainstream, che preferisce pensare ai lavoratori come esuberi se l’azienda non raggiunge la performance di profitto prefissata. Quanta fatica a far entrare il lavoro come un diritto e un dovere di tutti, all’interno di diverse condizioni e opportunità. In Italia le disparità sono ancora numerose. Si pensi alle difficoltà di inserimento lavorativo di giovani e donne.

Al fatto che la maternità sia vista talvolta come un problema. Oppure si veda la facile esclusione delle persone con disabilità. C’è voluta la caparbietà di un padre appassionato come Nico Acampora per inventare la pizzeria gestita da ragazzi autistici, PizzAut: all’inizio sembrava una folle scommessa (chissà quanti sorrisi beffardi ha dovuto subire prima di assistere alla fioritura di ragazzi “pietre di scarto” della società!). Giovani su cui nessuno scommetteva si sono sentiti “a casa” nella loro professione. È comodo affermare che il lavoro è per tutti, ma sotto sotto non ci crediamo abbastanza. E accettiamo forme di emarginazione, di sfruttamento, di esclusione…

Quante aziende preferiscono pagare la multa piuttosto di inserire nel lavoro persone con disabilità (legge 68/1999). La loro presenza è vista come una perdita di tempo, mentre è una ricchezza perché aiuta tutti a fare i conti con il limite.

Dunque, il lavoro non è solo il luogo della possibile fraternità. Può diventare un laboratorio inclusivo. Più ci rendiamo conto della fragilità umana e più abbiamo bisogno di pensare al lavoro come la soluzione. Un’esperienza capace di far sposare fraternità e lavoro è il mondo della cooperazione sociale.

Meravigliose esperienze sono le cooperative di comunità che hanno ridato speranza a territori depressi. Papa Francesco sostiene che «per quanto cambino i sistemi di produzione, la politica non può rinunciare all’obiettivo di ottenere che l’organizzazione di una società assicuri ad ogni persona un modo di contribuire con le proprie capacità e il proprio impegno« (FT 162).

Se questo è vero, allora la povertà non è solo quella di percepire un basso reddito, ma anche quella di chi priva del lavoro. Ecco perché la fraternità porta a esplicitare il senso rinnovato del lavoro, “dimensione irrinunciabile della vita sociale”. A cosa serve il lavoro? «Non solo è un modo di guadagnarsi il pane, ma anche un mezzo per la crescita personale, per stabilire relazioni sane, per esprimere sé stessi, per condividere doni, per sentirsi corresponsabili nel miglioramento del mondo e, in definitiva, per vivere come popolo».

La fraternità genera lavoro e il lavoro costruisce fraternità. C’è una circolarità tra lavoro e fraternità tanto che l’uno non può esistere senza l’altra. Possiamo immaginare una pizza senza pasta? Ci si ingegna nel cambiare ingredienti… ma senza farina e lievito manca l’essenziale! L’abbraccio tra lavoro e fraternità è un sorriso stampato sui volti.



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